L’ORDINARY WORLD DI BILLIE JOE ARMSTRONG
Patti chiari amicizia lunga: adoro i film sulla musica, quelli che hanno come protagonisti band, punk, alternativi di qualunque genere, li ho sempre guardati, che siano commediacce (The Rocker), film riflessivi (SLC Punk), cult (School Of Rock. Che poi, capolavoro certo, ma che fastidio infinito quei mocciosi).
Io sono il tipo che se metti uno con la cresta e il chiodo che passa di là per caso e non torna più in una puntata di Dawson’s Creek, io lascio lì e mi sparo tutta la puntata e pure quelle successive per sperare che ricompaia, per capirci.
Ma i registi e gli sceneggiatori rifilano sempre una marea di sòle: tu PENSI che sia un film in cui si parla di quanto determinate filosofie di vita e attitudini siano tranquillamente esportabili anche nella vita adulta. Invece no, alla fine è sempre la storia di un fallito che ha un giorno ha l’occasione per prendersi la rivincita sulla vita, se la prende, e da allora continua la sua noiosissima e anonima vita MA almeno la sua soddisfazione se l’è presa e vivrà nel (tristissimo) ricordo di quell’unico giorno in cui ha seguito le sue regole. Oppure peggio, è la storia di uno che fa il trasgressivo come atto di ribellione nei confronti della sua famiglia ma alla fine si sposa una repubblicana rompicoglioni perchè “hei, il sistema puoi scardinarlo da dentro”. Facendo l’avvocato, come no, la sagra del “mettere la testa a posto”, “alla tua età vai ancora ai concerti, ma quando cresci?”.
Ecco quindi che è uscito il trailer di Ordinary World, il film con protagonista Billie Joe Armstrong dei Green Day che – ecco che torna il cliché – interpreta un papà 40enne, con una figlia che lo tratta a pesci in faccia, la moglie che lo vessa ma, hei!, una volta aveva una band punk. Un giorno – no, non di nuovo…invece sì – rimette in piedi la band e organizza un megaparty in un albergo. Per cui vi avverto, io il film ancora non l’ho visto ma fate che stavolta non finisca come NON DEVE FINIRE.