I don’t want to drown in American society
Non pensavo che sarei mai riuscita a vedere dal vivo le L7, per inevitabili problemi anagrafici, ma fortunatamente la febbre da reunion ha contagiato anche la formazione losangelina. Certo, sfiga vuole che chi è nato troppo tardi (anni Ottanta nel mio caso, proprio quando le L7 si sono formate) debba vedersi le band i cui dischi ha divorato durante interminabili pomeriggi adolescenziali chiusa in camera ben lontane dal periodo di massimo splendore. Ma soprattutto debba fronteggiare con astio orde di amici e conoscenti quel filo più grandi che brandiscono gli “io ho visto i Gruppocheavreitantovolutovederesenonfossiandataallemedie nel 1991”.
E grazie.
Ma, tornando al concerto delle L7 al Live Club di Trezzo sull’Adda, fortunatamente gli anni non hanno scalfito per niente queste icone punk (non nel senso stretto del genere, ma in quanto ad attitudine sicuramente sì). Donita Sparks e Jennifer Finch mostrano infatti a più riprese un’intesa sul palco difficile da ritrovare in molte formazioni moderne, più impegnate a crederci tantissimo che a suonare come dio comanda, e le sferzate di Suzi Gardner e Demetra Plakas regalano uno spettacolo coinvolgente e impeccabile.
Sì ok, magari sono di parte dato quello che hanno significato le L7 per me, magari i pezzi, ascoltati con le orecchie di oggi dopo tutto quello che c’è stato di mezzo, non riescono a rendere la loro carica rivoluzionaria appieno, ma è stato comunque un live pieno di continui tuffi al cuore.
Mi sono però chiesta se le convizioni di allora, che regalarono pezzi come American Society e Pretend We’re Dead, lottino ancora insieme a noi. Si sa, con il tempo si cresce, magari si mette su famiglia, e la vita potrebbe far prendere altre strade. Purtroppo non c’è stato modo di verificarlo dato che a parte qualche piccolo e breve saluto al pubblico (quello sì, nonostante o forse grazie ai tanti anni di attesa, letteralmente adorante) tra un pezzo e l’altro non ci sono stati racconti, aneddoti dei tempi che furono, o magari qualche comizio vero e proprio come quelli che fa Dennis Lyxzén quando è in giro con i Refused, anche loro riuniti da pochi anni quando nessuno ormai ci sperava e credeva più.
Di sicuro tu, sì tu, che urlavi quel “fuck me” a più riprese indirizzato alle quattro riot grrrls, delle L7 non hai proprio capito un cazzo.
Foto scaletta | via Hub Music Factory