IL GIARDINO DEGLI INCONCLUDENTI, 5 DOMANDE A HALE
Il giardino degli inconcludenti è il disco d’esordio di Hale, all’anagrafe Pasquale Battista: nato a Salerno nel 1995 si avvicina alla musica fin da bambino. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui per conoscerlo meglio, in vista del suo concerto in programma domenica 15 luglio a Roma (Parchi della Colombo, via Cristoforo Colombo 1897 – ingresso 15€. Biglietti disponibili in prevendita anche su TicketOne e iticket).
Come ti sei avvicinato alla musica?
Ero molto piccolo. A due anni ‘cantavo’ già Baglioni insieme a mio padre. C’è anche un video sulla mia pagina Facebook che può testimoniare l’evento. Con uno stile di infanzia così, la passione per la musica’ può accompagnare solo’ (ride, ndr).
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Mi definirei un baglioniano zerofolle, data la grande ispirazione che Baglioni e Renato Zero mi danno, senza tralasciare Cremonini che mi accompagna da quando avevo nove anni. Amo moltissimo anche Lucio Dalla.
Come nascono i tuoi brani?
I miei brani nascondo dall’esigenza di dare una forma e un nome a sensazioni e sentimenti che inizialmente avverto un po’ indefiniti. È una bella liberazione.
Ci spieghi il titolo Il giardino degli inconcludenti?
L’inconcludenza, vuoi o non vuoi, è un aspetto silenzioso e costante dell’essere umano. Anche quando tutto sembra andare per il meglio e ti sembra di correre veloce può capitare a volte di non accorgersi di perdere alcuni dettagli di ciò che ci circonda. Anche questo è essere inconcludenti, nonostante l’apparente sensazione di appagamento. Inconcludenza in testa, nella vita e anche e soprattutto in un sentimento complesso come l’amore. A volte si fanno tanti progetti, ci si crea molte aspettative…e magari per una cosa stupida o un capriccio stupido svanisce tutto, come se fosse stato soltanto un sogno.
Ti sei affacciato da poco al mondo discografico, quale pensi sia la strada più giusta da seguire per emergere?
Non lo so, personalmente non ho molti santi in paradiso. Forse solo uno, che è il mio produttore, Michelangelo Tagliente, insieme a tutto lo staff Melody. È stato l’unico a riuscire a tirarmi fuori da un momento molto complicato della mia vita, non solo artistica. A parte il cliché scontato di mamma e papà, che ringrazio sempre con tutto l’amore che posso, credo fermamente di dovere tutto a lui, anche se, pensandoci bene, forse più che un santo, lo definirei un demonio (ride, ndr).