IL PICCOLO MONDO DI MARASSI RACCONTATO DAGLI EX OTAGO
E’ uscito il 21 ottobre il nuovo album degli Ex Otago, dal titolo “Marassi”, dopo “In capo al mondo” del 2014 (e dopo aver siglato la collaborazione con l’etichetta bolognese Garrincha Dischi e con l’etichetta torinese INRI).
Il disco, prodotto e arrangiato dalla band e da Matteo Cantaluppi, esce in licenza esclusiva per Universal Music Italia e, ovviamente, prende il nome dall’omonimo quartiere genovese. Come ci raccontano:
Marassi è sempre stata presente nei testi della band, e continua ad esserlo ancora adesso. Con questo “Marassi” raccontiamo un po’ di cose: Genova è stata raccontata con l’eredità dei grandi cantautori, la Genova dei vicoli, Luigi Tenco, la Genova di De Andrè, ma noi vogliamo spostare l’attenzione. Questa è ovviamente l’origine della scuola genovese ma non bisogna restare ingessati a quella tradizione. Senza volerli rinnegare ovviamente, ma bisogna rilanciare un luogo solitamente fuori dalle grandi cronache giornalistiche, [Marassi ndr.] è un luogo di tutti i giorni, il luogo in cui siamo nati. Rappresenta Genova ma anche tantissime periferie di tantissime città italiane
Il disco come nasce?
E’ stato un anno molto intenso: il disco non nasce tanto tempo fa, a Marassi, il posto da cui scriviamo. E’ una casa, la casa Otago, nel quartiere di Marassi appunto. Un disco abbastanza naturale, che voleva riflettere quello che vedevamo nelle strade, le persone che incontravamo in quei giorni.
In provincia di solito si trova molto materiale per, diciamo così, raccontare storie.
Certo, poi Marassi è uno spaccato notevole di Genova, ma anche dell’Italia e del mondo. Lì si concentrano lo stadio, il carcere, le palestre, i giardinetti dei quartieri popolari, c’è sempre una marea di cose che accadono.
Personalmente ho sempre trovato Genova una città un po’ malinconica e riflessiva, detto in senso buono ovviamente.
Noi abbiamo la sensazione che Genova più che malinconica sia un po’ conservatrice, e quindi si resta ingabbiati nell’eredità dei cantautori, spesso e volentieri si è un po’ seduta sugli allori. La vera sfida quindi è cercare di fare qualcosa, non dico di nuovo, ma cercare di fare qualcosa per l’adesso, per il momento attuale. Non so dirti se ci siamo riusciti ma sicuramente posso dirti che ci abbiamo provato molto.
C’è uno dei singoli del disco, “I giovani d’oggi”, che ha avuto un’ottima rotazione radiofonica, cosa vi ha dato? Mi sembra sia quello che vi ha presentati di più.
Di questo ne parlo con i miei genitori ad esempio, la radio è un mezzo che ti ‘ufficializza’, tra virgolette. Magari una persona che non conosce il mestiere di un gruppo indipendente oppure il circuito in cui uno si muove, non capisce l’importanza che può dare una webzine mentre la radio come mezzo davvero pop-popolare, trasversale, è una conferma che arriva e ci rende indubbiamente felici.
Anche perchè non è facile essere indipendenti oggi. Non che prima lo fosse, certo.
Secondo me oggi è un po’ un momento in cui non ha più tanto senso barricarsi dietro le definizioni di indipendente e simili. Noi siamo partiti con un crowdfunding, e poi siamo arrivati alle etichette con cui collaboriamo (INRI e Garrincha) a cui si è aggiunta anche la Universal a darci una mano. E’ un segno positivo, le barriere ideologiche (e anche concrete) tra mainstream e indie stanno venendo un po’ a mancare. Ci sono ad esempio autori indie che sono diventati autori di artisti noti, secondo me il fatto che si infrangono queste barriere non può che essere una cosa positiva. Chiaro che l’approccio indipendente è qualcosa che riguarda proprio il modo in cui si scrivono le canzoni, quello indubbiamente rimane. Però noi cerchiamo di scrivere musica di buona qualità e speriamo che non ci siano queste divisioni, che arrivi alla gente attraverso la radio e la tv la musica buona.
Vi piacerebbe scrivere per altri?
Perchè no. Potrebbe essere una buona prova.
A breve intanto andrete in tour, qualche data è stata già annunciata (17/11 – ROMA – Cohouse; 18/11 – BOLOGNA – Covo Club; 19/11 – MILANO – Serraglio; 25/11 – FIRENZE – Tender; 26/11 – TORINO – Samo). Mi sembra si tratti di locali molto piccoli, un po’ più raccolti delle grandi venue: è stata una scelta voluta?
Noi stiamo uscendo adesso con il disco, è nata proprio così. Meglio, così potremo capire come va.